Venerdì scorso dentro una libreria milanese inciampo casualmente in una mandria di groupie, accalorate dall’imminente incontro con l’oggetto del loro desiderio. Se non sapete che anche i telechef hanno le groupie datevi bassi voti in mondanità culinaria.
Incuriosito e imprevedibilmente geloso, ho un’età e su certe cose dovrei glissare, scopro che l’oggetto di cui sopra è Simone Rugiati, star di Cuochi e fiamme in onda su La7, nonché della serie web FoodManiac di la7.it, trasmissioni ad alto tasso di guilty pleasure. Siamo alla Mondadori di piazza Duomo trasformata in una specie di Campi Elisi del broccolaggio, per presentare il nuovo libro “Casa Rugiati” (Rizzoli, 16 euro).
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Decido di seguire l’evento associandomi alla frotta di adoranti donne multietà che compongono la platea. Strabocchevole, ci mancherebbe.
Accompagnato una composizione familiare molto in tra le giovani star del video, il papà e la pierre, Rugiati sembra nato per intrattenere. Ma è un’impressione speciosa. Dopo 5 minuti di ammiccamenti post-adolescenziali il buon Simone diventa indifendibile. Troppo trendy vanitosetto e troppo metrosexual.
Racconta di quando bambino giocava nel garage col Dolce Forno Harbert distribuendo poi i biscotti tra le amiche (le fan e il duro lavoro di costruzione dell’azionariato). Del trauma seguito allo scannamento del maiale, visione imposta dalla nonna contadina. Disserta di economia, ma sono nozioni base tipo “il libro costa poco perché c’è la crisi“, oppure “ho scattato anche le foto, era luglio ma indossavo un cappotto per esigenze di scena, e la gente mi prendeva per matto”.
Maramaldeggia attribuendosi la paternità dell’espressione “show cooking”, novello Pippo Baudo, presto cambiato in “show cukking per alzare la temperatura di una cena chick-to-chick. Seguono consigli:
– fate in modo che l’ospite, 30 secondi dopo il suo arrivo, stia già roteando il bicchiere tra le mani
– preparate la cena in anticipo ma lasciate qualcosa da finire insieme all’ospite, senno l’atmosfera si raffredda
– sfruttate le ricette rompighiaccio del mio libro per preparare i giusti cocktail pre-cena
Il trash è così ostentato che se non lo vedi non ci credi. Rugiati è straordinariamete sborone eppure scalda la platea eccitatissima per l’imminente arrivo di Foodloft, un sito che raccoglierà “tutto il mondo Rugiati”, dalle videoricette al blog. A seguirlo saranno i cervelli del marketing che affiancano la mitica fashion blooger Chiara Ferragni.
Grazie al successo delle sue trasmissioni si è ampiamente conquistato, dice lui, la licenza di battezzare nuovi locali come Bruschette & Michette, in Corso Sempione e Tartufotto, in via Cusani, di cui detiene una piccola quota e cura il menu.
Le domande finali delle groupie sono per tenore quanto più distante dalla seriosità mediamente mortificante di certe presentazioni gastronomiche.
“So dove abiti, potevo citofonarti ma sembravo una stalker“.
“Consigliami un posticino carino dove mangiare a Milano“.
“Spiegami dove trovo ‘sto cacchio di mosto cotto che usi nelle ricette“.
Attento ai tempi, perfettamente a suo agio con lo spazio scenico, Rugiati si piazza in mezzo tra l’innominabile siparietto nazional-popolare della Parodi e le raffinatezze stellate con una certa puzza sotto il naso.
Sicuramente ai pezzi grossi non piace (chissà che pensano di lui i vari Cracco e Vissani), alle donne invece sì. E quando attacco bottone con la scusa di lagnarmi dell’indifendibile Simone, una di loro chiede almeno un pugno di motivi per non soffermarsi su di lui.
Risposta: …
[Crediti | Link: Rizzoli, Dissapore]