Se per twittare il Camembert servono 45 giorni e un pool di esperti, io posso davvero guidare l’Italia fuori dalla crisi.
Della serie “imprese creative strabilianti”, ieri ho scoperto una notizia che ha modificato la mia percezione dello sforzo. E che mi ha fatto rivalutare il lavoro del team che aveva partorito la mascotte di Expo 2015. Il punto è che fare il socialmediaqualcosa (social media manager: quello che in un’azienda ha le competenze per comunicare attraverso Facebook, Twitter, Instagram…) è un lavoro faticoso. Per quello personalmente lo delego, che vi credete.
Ancora più faticoso se il cliente è una nota marca di Camembert.
Sharing a Camembert with friends? (How generous!) Get the best flavor by serving at room temperature. #artofcheese pic.twitter.com/R6iWPeKv1z
— President Cheese (@presidentcheese) April 30, 2014
Stando a quanto riporta il sito americano Business Insider questo tweet è stato prodotto in 45 giorni da un intero pool di creativi ed esperti social manager.
Con fare tra il serio e il guascone, l’articolo riporta gli step necessari alla creazione del tweet. Cose tipo:
– azienda, copywriter e creativo si incontrano per un brainstorming
– copywriter e creativo si incontrano per ideare l’immagine del tweet
– l’immagine viene vagliata dal team intero, inclusi gli strategist che lavorano SOLO su quel marchio (parliamo di una ventina di persone…).
Poi, naturalmente ci sono
– verifica interna
– proposta al cliente e suo benestare
E finalmente arriva il trionfante tweet, strumento supremo per generare divertimento e interesse, ça va sans dire. Tweet che sarà un capolavoro di arguzia, complessità, viralità e efficacia.
In sostanza ci suggerisce di condividere il Camembert con gli amici e alla giusta temperatura di servizi. Idoli senza pari!
Obiettivo raggiunto? Naturalmente no. Questo immenso lavoro ha generato 0 retweet e 2 preferiti, che ho deciso di inserire subito tra i miei follower, come unici personaggi capaci di comprendere il genio creativo in azione.
I paradossi non sono finiti, non distraetevi. Dopo il pezzo di Business Insider, il tweet ha preso vitalità e viralità arrivando a 136 retweet e 952 preferiti.
Non è che era questa la vera strategia? Il fatto stesso che io l’abbia interpretato così mi fa capire che ho abusato di thriller americani.
A parziale negazione della mia ipotesi, l’atteggiamento piccato di Alyssa Galella di Huge, che decide di intervenire per conto dell’agenzia creativa dietro il fantomatico tweet. Dove? Sempre su Twitter, con 3 post dove accusa l’articolo di avere enfatizzato la realtà, il numero di creativi, quello di giorni dedicati.
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Chiunque abbia ragione, io mi accodo sempre a quel vecchio detto giornalistico americano che ho pensato a volte di tatuarmi in fronte: “Non rovinare mai una bella storia con la verità”.
Specie se la verità è straordinariamente ridicola.
[Crediti | Link: Business Insider]