Chi di voi non ha mai sentito l’esigenza di fotografarsi a Disneyland mentre sbrana cosce di tacchino? Nessuno? Siete profondamente incapaci di cogliere il progresso e le nuove tendenze.
Ora ripartiamo e digitiamo tutti insieme: 45 minute wait, well worth it. #TurkeyLegs #Disney #MagicKingdom #Selfie #Nomnom #Fat
No, io le cosce di tacchino non me le sono fumate! Semplicemente se scrivete #turkeylegs su Instagram troverete decine di status simili. Gli autoscatti mentre si sbrana una mega coscia di tacchino sono una realtà della quale non possiamo tacere. O stigmatizzarla come fanno quei “bacchettoni anacronistici” del New York Times, che ci ricordano che il prezzo non è esattamente economico, ovvero $11.79.
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Urge una nota storica: in principio fu uno stand dell’area tematica Frontierland, che negli anni Ottanta iniziò a vendere le cosce di tacchino affumicate. Uno snack come un altro da mangiare mentre si passeggia tra castelli e montagne russe? Forse no, se ora c’è un banchetto in ogni Disneyland. Quest’anno nei sei parchi a tema degli Stati Uniti ne sono state vendute circa 2 milioni, il 25% in più rispetto a tre anni fa, il business del tacchino frutta due milioni di dollari l’anno, e sono pure spuntati gadget a tema (dalle magliette ai Rice Krispie a forma di coscia).
Avvenenti biondine americane, voraci studenti messicani, sorridenti famiglie cinesi: nessuno riesce a resistere al fascino di fotografarsi con una gigantesca coscia in mano. Mi viene da chiedermi se è davvero giusto che queste persone facciano dei figli e inquinino il mondo, poi mi calmo. Più seriamente, il successo del cosciotto ti tacchino rischia di oscurare l’impegno intrapreso dalla Disney per promuovere un’alimentazione più sana tra i bambini.
Simulando apertura mentale potremmo cercare qualche spiegazione razionale al fenomeno. Puro divertissement – se certe cose non le fai a Disneyland quando le fai? Il solito narcisismo certificato dall’Oxford Dictionary? Un risveglio di voracità primitiva?
Ma soprattutto, se c’è qualcuno che queste cosce le ha provate, almeno ci dica se sono buone.
[Crediti | Link: Daily Dot, New York Times]