Ora, basta dire che vegani (e vegetariani) non apprezzano i piaceri della vita. Appurato che, a dispetto del termine, non disdegnano quelli carnali, lo stesso si può dire della buona tavola, e nella categoria si annoverano golosi e gourmand che nulla hanno da invidiare ai comuni gastrofighetti onnivori.
Come loro, sono sempre a caccia di nuove prelibatezze, chef star di riferimento, localini da scoprire, tendenze del gusto da sperimentare. E, naturalmente, piatti da sfoggiare per mostrare al mondo che è possibile essere goderecci anche senza l’utilizzo di proteine animali.
Sarà vero? Per scoprirlo, ho sperimentato alcune ricette pensate per uno dei momenti più futili, conviviali, sfiziosi della giornata: quello dell’aperitivo. Che ho preparato in chiave vegana. Il risultato? Giudicatelo voi.
1. Cosa vi serve
Di ingredienti alternativi sono piene le corsie dei supermercati, i negozi specializzati spuntano come funghi e anche in quelli etnici è possibile trovare piccole chicche adatte a creare abbinamenti originali.
Per il mio happy hour veg mi sono procurata, fra l’altro, latte e yogurt di soia non zuccherati, curcuma e paprica, due tipi di tofu (silken e aromatizzato), snack di alghe, farina fioretto, la più comune farina autolievitante, ceci e datterini bio, succo di pomodoro (non organico, chiedo venia).
Cosa ne ho fatto, è presto detto.
2. Le pizzette
Perché, direte voi, non preparare una comune pasta da pizza e farcirla scartando mozzarella, acciughe, prosciutto e compagnia? Perché, se c’è una cosa che ho capito, è che al vegano piace farlo strano, ovvero elaborare ricette con i suoi ingredienti preferiti. Oltretutto, queste pizzette si preparano in 5 minuti e si cuociono in una decina, e il tempo è denaro un po’ per tutti, no?
L’impasto è di yogurt di soia e farina ed è semplicissimo: per ogni parte del primo occorrono 2 parti scarse di farina autolievitante (oppure, farina e lievito in polvere per pizze). Io ho usato quella bianca, ma naturalmente è possibile fare un’aggiunta di integrale o sceglierne una semintegrale.
In realtà, la ricetta nasceva con lo yogurt greco, molto compatto, e quindi la proporzione con la farina era di circa 1 a 1. Con una base più liquida, la farina deve aumentare di conseguenza.
Avviate l’impasto in una ciotola, unendo anche una presina di sale e un filo d’olio extravergine d’oliva, e smettete di aggiungere farina quando non appiccica più. Poi passate sulla spianatoia, anch’essa ben infarinata (o direttamente su carta da forno, bagnata e strizzata), stendete col mattarello a un paio di centimetri e ritagliate pizzette di circa 6-8 centimetri con un coppa pasta. Usando come misurino il vasetto dello yogurt (ovvero, 1 vasetto di yogurt e 2 vasetti scarsi di farina), ve ne verranno almeno 15-18.
Trasferitele sulla placca e conditele a piacere. Io ho messo una punta di passata, i pomodorini a fettine, dadini di silken tofu (una varietà di tofu bianco e cremoso: confesso, ho voluto imitare la mozzarella!), un pizzichino di sale e origano. 10-12 minuti in forno a 200° e le pizzette sono pronte, buone calde o fredde.
3. Stick & mayo.
Ancora tofu, ma in versione più golosa e saporita. In un negozio di alimentazione naturale ho comprato questo tipo aromatizzato all’aglio orsino, compatto e perfetto per piastra e griglia. L’ho tagliato a bastoncini e li ho rotolati della farina di mais fioretto, poi li ho rosolati da tutti i lati in una padella antiaderente, senza condimento (il tofu conteneva già una certa quantità di olio).
Ai miei tofu stick ho abbinato una maionese vegana o, per i puristi (che lo so anch’io che la maionese è un’altra cosa!), un’emulsione alla curcuma.
Ho messo nel bicchiere del minipimer 30 grammi di latte di soia, 50 grammi di olio di semi (di soia anch’esso, nel mio caso, ma va bene anche di mais o altri tipi), 10 grammi di olio extravergine d’oliva, il succo di mezzo limone piccolo, una presa di sale e una spolveratina di curcuma, per il colore (l’aroma è veramente ben poca cosa, in queste quantità).
Ho posato le lame del frullatore sul fondo, l’ho azionato e, quando l’emulsione ha cominciato a formarsi, ho mosso le lame in su e in giù. Pochi secondi, e la salsa era montata. Questa è una dose da aperitivo ma, per l’assenza di uova, ha una buona durata e quindi potete raddoppiare o triplicare le quantità e conservarla anche una settimana in frigo.
4. Snack & drink.
Non è aperitivo se non ci sono patatine, noccioline e altre cosine da prendere con le dita? In cerca di snack golosi ma con un che di sano, due le proposte. La prima sono le alghe secche coreane, croccanti e salate: sfogliette di alga nori buone come chips, decisamente originali e, chissà, magari anche salutari (piuttosto economiche, nei negozi di alimenti orientali).
I secondi sono i ceci croccanti, che si preparano così: sciacquate e asciugate bene una manciata di ceci già lessati (va bene anche un buon prodotto in scatola), allargateli su una placca, su carta da forno, e cuoceteli a 180° per circa mezz’ora, smuovendoli di tanto in tanto. Sfornate, versate in una terrina e condite con olio, sale, erbe e/o spezie a piacere: io ho messo paprica piccante.
Rimescolate bene, riversate sulla placca e di nuovo in forno una decina di minuti.
Sono deliziosi caldi, buoni freddi e accettabili anche il giorno dopo. Ideali da piluccare sorseggiando il vostro drink. Io ho pensato a un succo di pomodoro condito con sale, pepe, poco limone e tabasco. Non so come si pongono i vegani nei confronti dei superalcolici, ma una spruzzata di vodka ha reso il mio Bloody Mary perfetto.
[PS: ringrazio per idee, ricette e consigli Jasmine di Labna.it e Cristiano di Vegolosi.it ma, ragazzi, come fate a vivere così? 😉 Crediti immagini: Cibotondo]