Molto da commercializzare, poco da festeggiare, e a quel paese le mimose. L’otto marzo è una celebrazione, non una festa. Allora celebriamo chi, hey, non solo ha dimostrato di stare alla pari con gli uomini, ma ha fatto pure meglio. Al netto di slogan femministi d’annata e citazioni di Fiorella Mannoia.
La parte femminile della redazione (incidentalmente composta dalle editor più brillanti, simpatiche e fascinose) ha scelto i suoi modelli di riferimento, e siccome siamo su Dissapore, sono modelli che hanno che fare con la cucina. Donne, reali o immaginarie, che ci hanno ispirato e cui vorremmo somigliare.
A voi lettrici di Dissapore, gli auguri e l’invito a indicare i vostri modelli: chef, ristoratrici, giornaliste o scrittrici che vi sono d’esempio, tenaci, coraggiose, intraprendenti. Ai lettori, invece, il consiglio di offrire qualcosa, qualunque cosa, alle donne speciali che avete accanto, madri, mogli, figlie o sorelle. Se lo meritano.
Martina Liverani.
Io scelgo “Marietta Sabatini”. Non vi dice nulla questo nome? Era la fedele governante di Pellegrino Artusi. Marietta stava ai fornelli provando e riprovando centinaia di ricette, mentre l’Artusi correggeva, rivedeva le dosi, riscriveva i procedimenti, spiegava e commentava con riflessioni personali. Insomma, se non ci fosse stata Marietta, Pellegrino non avrebbe scritto una riga de La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiare Bene…
Lorenza Fumelli.
Naturalmente Ada Boni. Perché? Perché se fossi come lei potrei cucinare veramente qualsiasi piatto della tradizione italiana e, sopratutto, scriverci sopra uno dei libri più ristampati della storia. Altro che crisi.
Rossella Bragagnolo.
Tita, protagonista del libro Come l’acqua per il cioccolato di Laura Esquivel. Le riusciva di infondere nei piatti i suoi sentimenti: tristezza, gioia, amore e sensualità. Invenzioni che contagiavano chi le provava, e Tita così comunicava con Pedro, il suo amore impossibile (ma quanto siamo stupidamente romantiche noi donne).
Sara Mariani.
Julia Child, la sua goffaggine amabile, i vestiti impeccabili e i gesti scalmanati sono il contrario della cucina imbalsamata. La Child è ancora un modello di energia, di invenzione, di sogno parigino da baguette sotto braccio e, vivaddio, di gola.
Giorgia Cannarella.
Alice Waters, chef californiana e attivista. Sdoganati farmer’s market e ristoranti bio, l’ex vice presidente di Slow Food International è la dimostrazione di come le donne possano ricoprire ruoli di grande responsabilità, come e meglio degli uomini.
Cristina Scateni.
Rosa Dalla Vecchia (Rosetta). Una signora 88enne napoletana caparbia, cuoca eccellente, maniaca della scrittura e dell’organizzazione in cucina, amante dei formaggi francesi e delle mele, specializzata in tuffi dagli scogli e guida spavalda della barca. Di lei mi sono arrivati, tramandati dalla figlia, i quaderni di ricette. Un dono prezioso, una vita da ripercorrere, i cambiamenti e le mode della cucina da ricercare tra le righe delle ricette, i viaggi all’estero riproposti nei piatti cucinati. Ha collaborato con Jean Carola Francesconi alla stesura del librone rosso “La cucina napoletana”, una vera istituzione per chi si vuol cimentare nelle preparazioni partenopee. Ne ho parlato anche qui.
Silvia Fratini.
Ada Boni, perché unisce talento e senso pratico, visione del futuro e rispetto per la propria tradizione, imprenditorialità di pancia e impeccabilità femminile. Mi piace perché ogni volta che sfoglio il Manuale della felicità – il più bel titolo di letteratura gastronomica degli ultimi sessant’anni – vedo una donna che ha reso pentole e fornelli un’arma e non un macigno e immagino una bella signora dall’impronta schietta e sfacciata.