Vegetariani e vegani capiamoci: io e i piatti veg da anni, flirtiamo. Ma non abbiamo mai avuto rapporti intimi, non abbastanza da dichiararmi vinta dalle sue lusinghe, ma ci pizzichiamo con malizia da tempo. Non credo che cederò, alla fine, anche se la fascinazione recondita della repressione autoimposta mi rende vulnerabile.
Nel frattempo ho malsanamente fomentato la mia attrazione-repulsione frequentando coppie veg, miste, flexetariani a bizzeffe, salutisti che mangiano solo una fetta di salame a Natale.
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La prova voyeuristica più difficile è quando invito a casa un vegetariano e mi crogiolo nella frase “in effetti si mangia bene anche senza carne o pesce”, ma tanto so che il giorno dopo non lo richiamerò.
In queste perverse occasioni, mi trasformo in frequentatrice occasionale di reparti a tema al supermercato ed è proprio qui che mi riscopro inguaribile carnivora. Non si può andare contro natura, soprattutto se troppo spesso mi imbatto in piatti che fanno calare il desiderio del vegetarianismo come fossero calzini bianchi di spugna.
1. Acqua vegetariana.
Filtrata con un particolare aggeggio che riesce ad eliminare i cadaveri dei batteri e dei germi (sì, esiste davvero), l’acqua vegetariana è la bevanda ideale per gli integerrimi dell’animalismo.
Poteva la mente umana concepire e realizzare una simile porcheria acchiappa-allocchi?
2. Hamburger e kebab di seitan.
Qui si entra nell’ambito dei nostalgici della carne, quelli che hanno fatto una scelta a malincuore e che non riescono mentalmente a sostituire il piatto principale con qualcosa che non ne sia un surrogato. Hamburger e kebab sono fatti così, nei secoli dei secoli, amen.
Chissà come andrà con “The Impossible Cheeseburger“, il nuovo hamburger vegetariano commercializzato dalla società americana Impossible Foods, fatto interamente di ingredienti vegetali, ma con look e texture che più carnosi non si potrebbe, addirittura la carne sanguina, non so se mi spiego.
3. Tutti i piatti carnivori in versione rivisitata.
La prima volta che ho letto sul menu “ragù veg” ero in visibilio. Oggi fatemi dire che non se ne può più di rivisitazioni in chiave sostitutiva.
Lá fuori c’è un mondo di piatti altri, perseguite i vostri obiettivi senza trascinarci nel baratro della rivisitazione.
4. Quei piatti che fanno il verso all’oriente.
Ad alcuni bisognerebbe far capire che vegetariano non significa necessariamente spaghetti di riso con verdure semicrude e curcuma.
La versione mediterranea della dittature delle verdure é decisamente più sexy. Pensate, per fare un solo esempio, a una caponata.
5. Tortini a ogni costo.
Evidentemente a qualche vegetariano manca il collante, la sensazione erotica del cibo solido. Per questo in troppi cercano di mettere insieme le verdure racchiudendole in un formato compatto, cercando di dare una forma almeno apparentemente croccante al regno vegetale.
Patate escluse, ovviamente.
[Crediti foto: wall street journal, dissapore, fornellocurioso, thehungrygecko, veganblog, giallozafferano]