I 10 vini di un’estate mai arrivata tra conferme, scoperte e la definitiva resa al dio Riesling

I 10 vini di un’estate mai arrivata tra conferme, scoperte e la definitiva resa al dio Riesling

Ci sono vari modi per produrre una lista. Alcuni sono arguti, altri cervellotici; altri ancora gratuiti e pretestuosi, come una sana classifica deve essere. Già avete capito che mettere insieme dieci vini da fine estate, in vista dell’autunno, rientra nell’ultima casistica.

No, sul serio, il pretesto ce l’ho eccome: la natura bastardamente uggiosa di questi ultimi mesi ha diminuito sensibilmente le mie tappe marittime e aumentato quelle mangerecce, con buona pace dell’addome e dell’esofagite da reflusso.

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Mai bevuti tanti rossi d’estate per esempio.

Tra qualche conferma, piccole nuove scoperte e la definitiva resa al dio Riesling, ecco alcune mie scoperte, conferme e consuetudini, in rigoroso regime di Pantaprazolo.

La lista potrebbe entrare di diritto nella mia personale rubrica su Facebook #ESTICAZZI (alla romana, in segno di disinteresse verso le mie bevute), invece finisce qui a vostro uso e consumo. In attesa, ovviamente, di vostri suggerimenti, scoperte, ecc…

Terrano 2009 – Franc Arman

Ho passato la vacanza in una pozzanghera in Croazia. Tra un tuffo in acqua e uno nella pioggia ho scoperto una cucina mediamente punitiva, qualche vino interessante e molti trascurabili. Inutili fare una lista di cose anche difficilmente reperibili: mi limito a questo bel rosso di confine che ha accompagnato una pantagruelica mangiata di maialino.

Il Terrano è un vino considerato “sfigato” perché è scorbutico e poco piacione, ma è tutt’altro che un rosso trascurabile . Se ne trovano numerosi interessanti in Italia, come fuori dal confine, tra Slovenia e Croazia.

All’impatto quello di Franc Arman può sembrare in eccesso di frutto e tannini invece ha un bell’equilibrio e scende che è un piacere.

Riesling Trocken 2012 – Fritz Haag

Sono anni che cerco di starne lontano per un motivo di autoconservazione economica. Alla fine ho ceduto e tra giugno e agosto ho bevuto più Riesling crucchi che negli ultimi due anni (Peter Lauer e Meulenhof su tutti).

Ne segnalo uno, non il più buono o il più significativo ma quello che ha accompagnato un’ottima cena in solitaria alla lodevole Osteria al GiGianca, a Bergamo, al ritorno da qualche giorno in montagna a base di “sobrie” polente taragne e rossi esecrabili.

Solita pulizia assoluta, beva killer e piacevoli toni agrumati, prima di iniziare il suo infinito ciclo di invecchiamento.

Greco di Tufo 2012 – Monte Gloria

Recente scoperta di cui devo ringraziare il nostro Fabio Cagnetti. Un vino dritto ed elegante, dalla spiccata acidità e dal buon corpo che stilisticamente guarda un po’ alla Francia e mostra tutte le potenzialità di Tufo.

L’azienda è piccola e produce (solo dal 2011) questo Greco e un Aglianico, ma dietro c’è la mano preziosa di Luigi Sarno.

Elba Vermentino 2013  –Villa Mori

Da anni passo le vacanze, o frazioni di queste, all’Isola d’Elba. Ogni volta che bevo il vino di queste parti, specie i bianchi, penso che si potrebbe osare molto di più. Il territorio potrebbe dare vini più interessanti, invece dominano prodotti piuttosto standardizzati a prezzi neanche competitivi.

Tra gli Ansonica e i Vermentino si pesca qualche buona bottiglia, come questo buon vino gastronomico, fresco e sapido il giusto.

Extra Brut Verdicchio 2007 – Garofoli

Il Verdicchio rimane il mio bianco italiano preferito e ne amo anche le rare incursioni nel campo del metodo classico. Specie perché sotto i 20 euro si trovano bottiglie di ottima personalità.

L’extra Brut di Garofoli si fa quattro anni sui lieviti e si sente: vino profondo e verticale, molto versatile a tavola. Il finale è lievemente amaricante ma mai in modo eccessivo.

Pigato 2012 – Le Rocche del Gatto

A volte all’Esselunga ci si imbatte in qualche bella bottiglia a prezzi altamente competitivi. Facile tornare con un cartone di Verdicchio (Bucci o Pievalta), più raro imbattersi nel bel Pigato di Rocche del Gatto a 5 euro. Fausto De Andreis sperimenta e propone da anni vini artigianali che astraggono la tipologia, pronti a grandi invecchiamenti e a macerazioni .

Fin troppo invasiva quella di questo 2012 che appesantisce un po’ un vino comunque molto interessante e che si apre molto lentamente.

Barbaresco Pajorè 2008 – Rizzi

Viste le temperature un Barbaresco d’estate non è così proibitivo. Specie se quello di Rizzi, campione di espressione e complessità. Il Pajorè soprattutto deriva da un cru eccellente e l’annata 2008 è tra le migliori dell’ultimo decennio.

Se volete convincere qualcuno della grandezza del Barbaresco, senza spendere cifre preoccupanti, partite da qui.

Cirò Rosso Classico Superiore 2010  – Cantina A’ Vita

Il 201o del miglior vino di Francesco De Franco (anche se io adoro forse di più il base) è ancora un pupo, ma bevuto pochi giorni fa aveva già parecchio da raccontare. Minerale fin dal naso con una struttura e una lunghezza importante senza essere mai seduto; ha austerità e classe da vendere.

Dimenticarlo in cantina please.

Chianti Classico Retromarcia 2010 – Monte Bernardi

Un Chianti vero, schietto con pochi fronzoli e artefici, tutto frutto terra e bevibilità, che paga solo qualche dolcezza di troppo all’impatto, almeno per il sottoscritto.

Ovviamente il vino da chianina, se poi volete mangiarci l’insalata fate vobis.

Moscato d’Asti Filari Corti – Carussin

Il moscato non è esattamente il mio vino, eppure al netto delle troppo versioni catastali da “Natale con i tuoi” ne esistono tanti raffinati e non stucchevoli. La versione di Carussin (di cui ho spesso parlato della stupenda Barbera) ha tutto quello che un Moscato deve avere: pulizia, freschezza e dolcezza.

Oltre a un nome stupendo. Occhio che la bassissima gradazione alcolica potrebbe favorirne abusi sconsiderati.