Quando sono lontana da casa, mi riprometto sempre di non toccare cibo italiano. Non perché non lo ami (God bless spaghetti al pomodoro), ma sperimentare è un’arte da coltivare al tavolo dei ristoranti stranieri. Tutte le volte, però, col passare dei giorni in trasferta, la voglia di pasta all’italiana cresce a dismisura e mi autogiustifico dicendo che sarebbe buona cosa anche sperimentare i piatti di casa nostra a migliaia di chilometri di distanza, così tanto per criticare un po’ i finti “chef Mario” che l’Italia non sanno neanche dove sta sulla cartina.
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Ci casco sempre, insomma, e 9 volte su 10 resto enormemente delusa.
Di questo ho raccontato, qualche giorno fa ad un amico chef che non posso citare, e ci siamo trovati d’accordo su questo scabroso argomento. Anzi, mi ha messo in testa di scrivere questo accorato post sui piatti che non vorremmo più vedere sui menu italiani e di mezzo mondo. Perché, anche quando sono in Italia, al ristorante cerco sempre di scegliere in base al motto “prendi quello che non sapresti cucinare a casa”, ma anche qui fallisco miseramente la missione e appena vedo qualche grande classico mi ci tuffo con la forchetta.
É ora di fare un passo indietro: esistono dei piatti che “mò basta” e che, invece, al ristorante ci propinano di continuo e fuori tempo massimo. Ecco perché andrebbero date delle salatissime multe a quei ristoratori che osano ancora proporre degli ipotetici grandi classici, che somigliano più ad incubi ricorrenti. Troppo ricorrenti.
#1 SCALOPPINE AL MARSALA
AKA un tuffo nel passato gastronomico che andrebbe oscurato dalla censura culinaria. Altro che acquolina, quello che mi provocano é più simile a un incattivimento con il ristorante che sembra avere la stessa carta dai tempi di Italia 90.
Sopravvalutate, cucinate di solito col peggiore dei Marsala in commercio e, 9 volte su 10, dure e asciutte come suole di scarpa. Mai più.
#2 PASTA CON LA VODKA
Qualsivoglia pasta. La guerra fredda é finita, e la vodka non é più sintomatica di esotico proibito. Quindi miei cari geni del menu, fateci e fatevi una cortesia: smettetela di intrufolare questo piatto in mezzo ai suoi degni successori quali le gelatine al mojito.
Se si parla di penne con vodka e salmone preferisco essere “negazionista” e far finta che non siano mai esistite.
#3 LASAGNE (E ORA CROCIFIGGETEMI)
Non é tanto perché abbia paura della carne scadente nel ragù o di altre diavolerie imputate ai ristoranti malandrini, ma trovo che nella maggior parte dei casi siano un piatto sopravvalutato.
De gustibus.
#4 BRUSCHETTA
Vade retro. É diventata una specie di pass par tout che i ristoranti senza identitá propongono ai poveri clienti in preda a fame da antipasto.
Vecchia, spesso buttata lì senza attenzione al particolare, spessissimo un indiscriminato riciclo di pane vecchio e indurito. Depenniamola dagli antipasti senza forma né sostanza.
#5 BRANZINO AL SALE
A dirlo non sono io, ma lo chef che preferisce in questo caso l’anonimato. Cito letteralmente: “Non se ne può più di quelli che ci propinano il branzino al sale. La materia prima di qualitá deve essere lavorata il meno possibile, e il pesce non fa eccezione.
Riscopriamo piuttosto pesci meno conosciuti e tentiamo di renderli unici con ricette semplici e rispettose degli ingredienti.”
#6 RISOTTO MARE E MONTI
Non é che siccome il risotto é buono, si possa perdonare al ristoratore un eccesso di fantasia incondizionata. In molti casi, infatti, questo piatto arriva al tavolo dopo 10 minuti (allora era precotto?) e non convince.
Per mantecatura, per abbinamenti al limite dell’accettabile e per rivisitazioni improvvisate. Un esempio? Il mare e monti, scusatemi, ma non si può più sopportare!
#7 VITELLO TONNATO (TRANNE QUELLO DI MIA SUOCERA)
In dicembre soprattutto. A volte é semplicemente fuori stagione, ma il più delle volte in un ristorante medio ci si presenta uno “sbobbone” che confonde con la salsa una carne non di qualitá e una preparazione approssimativa.
Sopravvalutatissimo, a eccezione unica di quello di mia suocera, é ovvio (buongiorno Daniela).
#8 PENNE ALL’ARRABBIATA
Che poi uno non sa mai se significa piccantissime, piene d’aglio oppure semplicemente un primo piatto inutile.
Con il dubbio che venga pensato e proposto solo per riciclare un po’ di salsa al pomodoro avanzata dalla lasagna (vedi sopra).
#9 CRESPELLE AI FUNGHI
Fanno tanto “matrimonio da 200 persone in salone agghindato con ghirlande e copri sedie”. Di solito sono il secondo primo piatto, quello che uno stremato e sudato cameriere vi posiziona nello stesso piatto del primo a base di pasta.
Sembrano uscite da un film horror, non ne posso proprio più. Facciamo una petizione, aiutatemi per favore.
#10 OLIVE ALL’ASCOLANA
Salutiamo un pezzo di storia gastronomica abusata. Sempre il nostro chef anonimo, a riguardo é senza pietà:
“se non siete ad Ascoli”, e sul menu leggete olive all’ascolana’ io non mi fiderei: é uno di quei classici piatti che tutti pensano di saper fare, e soprattutto che vi propongono solo in mancanza di fantasia. Buone, certo, ma in Italia sappiamo fare anche altro!”
Non si toccano, tra i grandi classici immortali: il fritto misto, la pasta all’amatriciana e quella al pomodoro (anche se al ristorante credono che la mangino solo gli under 12).
[CREDITI FOTO: vaniglia e basilico.com, il capriccio di sergio.it, pasta montegrappa.com, cook lover.com, finefood.com, bacco.com, lo scolapasta.it, bee channel.tv, mangiare buono.it, cotto e mangiato.it]