La Costa Brava è una regione costiera della Catalogna. Questo lo sapevate già, perché quando avevate 17 anni siete andati in vacanza a Lloret de Mar, la Rimini catalana, e vostra madre chiamava tutti i giorni, era molto preoccupata.
Però quella volta siete partiti con 200mila lire per una settimana, quindi avete mangiato solo le patatine del sacchetto e la menta nel mojito. E allora ecco una lista* di quello che vi siete persi, fatta da me che ci ho appena trascorso alcuni giorni.
1. La brioche al vapore ripiena di crema ai porcini – Ristorante El Celler de Can Roca, Girona.
Tra gli amuse-bouche di quello che è considerato uno tra i migliori ristoranti al mondo (dove sono tornata) c’è questa brioche ai porcini che ricorda, per consistenza, i panini al vapore tipico street food cinese – si chiamano baozi o mantou.
Nella poesia classica cinese i seni femminili sono paragonati ai mantou, per il candore e la forma tondeggiante. Dopo aver mangiato questi, credo di averne finalmente compreso anche il potenziale erotico.
2. Il gelato alle mele al forno di Jordi Roca – gelateria Rocambolesc, Girona.
Jordi Roca è lo chef patissier de El Celler de Can Roca. Un visionario nel senso proprio del termine, come dimostra l’incredibile El Somni, di cui riparleremo), il più giovane dei tre fratelli Roca pensa a se stesso come a un real-life Willy Wonka.
La minuscola gelateria Rocambolesc, a Girona, sembra uscire da una fiaba e serve torreggianti gelati un po’ barocchi, con deliziosi topping assortiti.
3. L’insalata di barbiabietole, frutta e ajo blanco – ristorante Compartir, Cadaques.
Compartir, in spagnolo, significa “dividere”. Proprio questa è la filosofia del ristorante aperto da 3 chef della brigata di El Bulli: i piatti sono fatti per essere condivisi tra i commensali, perciò non sono mai serviti in numero corretto: in un tavolo da 12, dove 3 piatti andrebbero divisi tra 4 persone, ne vengono invece portati solo 2, oppure 4.
Questo costringe a offrirsi vicendevolmente il cibo, oltre a generare grande stress nei fanatici di Instagram (“Dove vai con quel piatto?! Non l’ho ancora fotografato!”). Il prezzo del menu è molto accessibile – si spendono circa 40€ a testa – e il cibo è superbo.
4. Il vi ranci di Celler El Masroig – da qualche parte nel Mar Mediterraneo.
Il vi ranci, letteralmente “vino rancido”, è una creatura chimerica. Si fa da Roussillon, in Francia, fino a Valencia, in Spagna, quindi è inutile parlare di terroir. Può essere rosso o bianco, dolce o secco, fortificato o non fortificato: poco importa, tanto viene massicciamente ossidato, e diventa marrone.
La cosa singolare è che è buono, ma mi ha condotto a fare il bagno alle 3:30 del mattino nel mare infestato di meduse, quindi valutate voi se fidarvi.
5. Il pranzo del vendemmiatore: chicchi di uva moscato e sardine grigliate – Cantina Espelt, Vilajuiga.
Nelle pause del lavoro durante la vendemmia, un classico spuntino catalano: sardine grigliate e chicchi d’uva moscato.
Salatissime quelle, dolce e aromatica l’uva, un incontro perfetto che oltrepassa il sapore e diventa l’esperienza del mangiare con appetito all’aperto, in un giorno di fine estate, con le mani tutte impiastricciate.
6. Il catxoflino dei pescatori – lungo la costa di Palafrugell.
Il catxoflino è una zuppa tradizionale del villaggio di Palafrugell: si fa con pescato del giorno, polpette di carne e fagioli cannellini.
Si mangia con pane e implacabile salsa aioli – ben più virulenta della versione provenzale, letteralmente quasi solo aglio emulsionato con olio. Nel frattempo si guarda il mare, si cantano stornelli con gli anziani pescatori, si sonnecchia.
7. La panna cotta con latte di pecora, fichi, mela cotogna e uva passa – ristorante Vicus, a Pals.
La panna cotta è un dolce per signorine (nel senso deteriore) e perciò ho molto amato questa versione con latte di pecora, in cui la nota animale è addomesticata dalla dolcezza della frutta.
Il ristorante Vicus esiste dal 2011: è un locale elegante e contemporaneo che stona piacevolmente con l’atmosfera di Pals, il classico paesino medievale da cartolina (=da panorama su Instagram con il filtro Sierra).
8. L’insalata di cipolle di San Francés e pomodori di Montserrat – pranzo in campagna con lo chef Pep Nogué.
Julia Child diceva che quella italiana non è cucina, bensì “grocery shopping“, insomma grandissime materie prime minimamente rielaborate. Ben più che alla cucina italiana, questa battuta si applica agli ingredienti della Catalogna: un’insalata di cipolle e pomodori tagliati grossolanamente, condita solo con sale e olio, può diventare un piatto perfetto.
Per ridurre il sapore intenso della cipolla, lo chef Pep Nogué la mette in un tovagliolo, e le dà fortissimi pugni. Chissà.
9. Il Vermouth rosso, come quello di Yzaguirre.
In Catalogna il Vermouth rosso è un prodotto tradizionale. Quando è buono, è buonissimo: speziato, erbaceo, piacevolmente oleoso, è un aperitivo eccellente.
Un vero peccato che, chiedendolo al bar, spesso portino un Martini. Slow Food dove sei.
10. Una birra, anzi una caña, artigianale, come quelle di Keks.
Come sa chiunque abbia fatto un giro di tapas piuttosto esteso, il vino è nemico dei piccoli assaggi: in proporzione 1 a 1 (un bicchiere = una tapa) si finisce in breve con la faccia nel fango. Va meglio con una birra, anzi una caña (una birretta, insomma).
Peraltro anche in Catalogna la birra artigianale è in fermento (sono arrivata al punto 10. Mi è scappata!). Quelle di Keks sono fatte con piante, frutti e cereali dimenticati delle zone dell’Empordà e de La Garrotxa.
*Un’altra lista? Scusate, lo so che sembra che io abbia scoperto oggi l’Internet.
[Crediti | Immagini: Fabien Lainé, Loveallblogs, Cellartours, Vindeling; Andre Ribeirinho, Ryan King, Tarragona blog, Cumbriafoodie]