Un gastrofanatico avrebbe avuto molti motivi per snobbare il Festival delle Passioni: dall’affermazione della ragazza rock Beatrice Antolini: “l’insalata è l’origine di tutti i cibi”, all’invito dello chef Enrico Crippa a mangiare la sua insalata con le mani “per rispetto di chi l’ha coltivata”; dall’imperterrito utilizzo di un fantomatico “andesse” e non “andasse” da parte del posseduto macellaio toscano Dario Cecchini, alla sua convinzione di rinascere mucca; dalla recita debole tra il cuoco Massimo Bottura e il cantante lirico Stefano Fresi che hanno giocato sul cliché dell’emigrato italiano in America affamato di spaghetti con le meatballs, (aglio, olio e peperoncino adagiato su una passata di pomodori e sopra polpette liquide di vitello), fino allo spettacolo dell’artista Mirko Credito che ha fritto scarpe e telefoni per scansionarne l’immagine.
Banalità, sgrammaticature, rappresentazioni non eccellenti. Ma a questo festival, l’ho capito dopo, si deve andare senza le armi affilate del critico e del gourmand esigente, per confondersi tra la folla di Mantova in modo festoso muovendosi tra le piazze, ognuna dedicata a una passione (il piccante, la carne, il ghiaccio, il fritto e le bollicine), alternando conferenze, concerti, letture, degustazioni, performance.
La chiave della degustazione per quante più persone è possibile, la dimensione della piazza, il mezzo della musica, rappresentano un modo semplice ma efficace di avvicinare il cibo NON popolare, quello artigianale, ricercato, e di trasmetterlo a persone poco abituate a sentirne parlare, che non leggono i blog e le guide, che non hanno una cultura gastronomica ampia, pur essendo i clienti che tutti cerchiamo. Immaginate una piazza che si trova a mangiare le polpette di gelatina di fondo di vitello, come è successo con Massimo Bottura, o a degustare fiori, come nel caso di Enrico Crippa durante gli eventi fusion.
Un festival denso di eventi, tutti dalle 18 in poi per ingraziarsi il caldo umido di Mantova: orientarsi non è facile, molti si svolgono nelle stesse ore. Alla fine il metodo migliore è passeggiare da una piazza all’altra per vedere cosa succede. In quella della carne Dario Cecchini, insieme agli scrittori Giovanni Tamburini e Gabriele Cremonini chiacchierava del Karma Karnivoro e dei ciccioli sottovuoto serviti in un cinema di Faenza, consigliando il lardo come rimedio per il fuoco di Sant’Antonio. Nella piazza delle bollicine Teo Musso, fondatore del birrificio Le Baladin, faceva degustare la birra con l’infuso del tè Lapsang Souchong, chiedendo un commento ai (molti) presenti. Nella piazza del piccante si è mangiata la Nduja, il salume calabrese, colloquiando con lo scrittore Enzo Monaco; in quella del ghiaccio ha catalizzato l’attenzione il fichissimo gelataio Guido Martinetti di Grom, e si è scoperta l’incredibile gelateria artigianale Chantilly, che serve un gelato alle pesche e lavanda pulito e intenso.
La dimensione aperta del festival ha semplificato la convivenza tra diversi gradi di passione per il cibo. Il pubblico che ha partecipato non è quello che va alle sagre, e nemmeno alle rassegne specializzate tipo Identità Golose. Sono proprio i clienti che non troviamo. O almeno la maggior parte.
L’equilibrio tra la semplicità dei modi e la raffinatezza del messaggio è difficile da raggiungere, e, al di là delle pecche organizzative imputabili a difetti di gioventù, l’impressione è che il festival abbia un’aria troppo rilassata, provinciale. Soprattutto riguardo alla comunicazione. Per dire: eventi e orari sono stati spostati o annullati senza che qualcuno si prendesse la briga di avvisare. L’organizzazione ha invitato i blogger lasciandoli in balia di una connessione instabile, con poche attenzioni, senza accrediti per le degustazioni. Sono stati cercati nomi di richiamo come Neri Marcorè, Albertino o Arisa, poco attinenti allo spirito della manifestazione nonostante l’organizzazione sia la stessa di altri festival dalla grande risonanza mediatica, come quello della Letteratura.
In definitiva, promozione con verifica il prossimo anno, quando saremo di nuovo in piazza, speriamo con una buona connessione. Trovate altre impressioni sul Festival delle Passioni di Mantova qui , qui e qui.