A occhio, dovrebbe capitare anche a voi di ricevere in regalo durante l’anno un certo numero di souvenir gastronomici. In genere arrivano dall’ultimo viaggio esotico di un caro amico o dal paese dei nonni del vicino di casa, e spesso rimangono a stagnare in dispensa per molto, troppo tempo. Come mai? Perché i souvenir gastronomici spesso non vengono consumati? Per trovare risposta ho radunato tutti quelli rimasti nei miei scaffali e li ho fotografati:
- Barolo Gabutti 2000 di Boasso: è ancora lì perché un Barolo può anche aspettare o forse è mancata l’occasione. Arriverà, non ho dubbi.
- Gelatine di Champagne e Marmellata di Cacao: sono i tipici souvenir che rischi di lasciare in eredità ai nipoti. Passi la marmellata di cacao, ma sull’utilizzo delle gelatine di Champagne ho qualche dubbio. Suggerimenti?
- Confettura di cipolla, di zucchina, crema di rapa: il loro posto è accanto alle gelatine. Non so perché ma il barattolismo tende a rimanere in credenza. Riflettiamo.
- Ararat libico: si tratta di una spezia straordinaria praticamente introvabile in Italia. Qui l’unica controindicazione al consumo sta nel terrore che finisca prima che la mia amica torni in Libia.
- Tajarin piemontesi: collezionare formati di pasta regionale è molto divertente ma si corre il rischio di occupare tutto lo spazio disponibile. Se qualcuno mi passa la ricetta del sugo perfetto, li cucino stasera stessa, non senza soffrire un po’.
- Scatolame vario di Moreno Cedroni: che senso ha custodire gelosamente scatolette firmate da uno dei nostri migliori cuochi? Feticismo?
- Colatura di Alici di Cetara: qualcuno dovrebbe convincermi che la colatura di alici non è oro liquido e dovrebbe anche spiegarmi che tutto il lavoro che sta dietro alla produzione va onorato assaporando e gustando. Accettasi suggerimenti di utilizzo.
- Lenticchie di Champagne: non è una scatoletta, lo so. Solo che quando leggo la parola Champagne provo una sorta di timore reverenziale che ostacola il consumo. Da rivedere e superare.
- Cuore Ragusano: sono filetti di Caciocavallo Ragusano in olio extravergine d’oliva e spezie. Il motivo del ristagnare in credenza è da cercare nel packaging: se l’imballaggio degli alimenti è troppo elaborato, inibisce il consumo.
- Riso Acquerello 250g: credo sia ansia da prestazione. Quando vi regalano chicchi invecchiati almeno un anno, poi raffinati, reintegrati nella loro preziosa gemma e bla bla siete necessariamente costretti a imbastire un risotto all’altezza.
- Miele Mariatchi: anche uno specifico produttore può provocare l’attacco di collezionismo acuto. In questo caso se vi piace la musica di Manu Chao, non assaggerete mai il miele da lui prodotto.
- Soppressata: è qui per caso. Praticamente sarà divorata nell’arco di 48h.
In conclusione, credo che scatolette, barattoli, imballaggi pretenziosi, formati particolari e nomi altisonanti convincono chi li riceve in regalo alla conservazione coatta, questo almeno succede a me. Per voi è lo stesso? In altre parole, quali souvenir gastronomici amate ricevere? Quali trovate opportuno regalare? E visto che siamo in confidenza, li avete mai riciclati?