Dai primi esperimenti artigianali e completamente empirici, anche qui nel paese in cui la rete pare non voler ucire dall’era geologica del Cartaceo, qualcosa va succedendo. Non posso dire di cosa si tratta, perchè un meccanismo di autodistruzione si innesca nella tastiera appena tento di scrivere due-punto-eccetera. Ma per capirci, contenuti generati dal basso utilizzati con somma sagacia dalle aziende. Proviamo a confrontare le alternative. Nella Old School of Economy un Produttore ideava un prodotto. Chiamava un Consulente, il quale per prima cosa staccava una parcella da un milione di dollari, per seconda cosa diceva al Produttore cose che il produttore sapeva già ma con una sacco di figurine colorate. Poi il Produttore lanciava il prodotto sul mercato, e a seconda dei risultati cambiava i colori delle figurine. Alla fine si sentiva molto gallo perchè aveva fatto la Ricerca di Mercato.
Oggi invece nella New School le cose non vanno più così. Il produttore ha deciso che le Ricerche di Mercato se le può fare da solo, ottenendo come primo risultato il risparmio netto del primo milione di dollari della parcella del Consulente: il resto è in discesa. Per la verità una royalty tutti dovrebbero pagarla a Gianpaolo “Panel” Paglia di Poggio Argentiera, che per primo si è smazzato la selezione di 100 (sic) assaggiatori cui ha inviato una campionatura dei propri vini in anteprima. Ottenendo una bella sventagliata di opinioni poco inclini alla compiacenza, e un po’ di chiasso *virale* sui vari blog degli “assaggiatori”.
Fu seguìto niente meno che da Francesco Zonin, che si prese la bella briga di far assaggiare il suo Altemura di Altemura ad un panel di agguerriti blogger: mossa anche più coraggiosa, quella della grande azienda vinicola, cui non sono state risparmiate critiche anche aspre dai wineblog.
Ma attenzione: anche il parere non del tutto favorevole ha un valore. Ad esempio, per un discografico sapere in anteprima che a me il prossimo disco – a semplice titolo di esempio – della Pausini fa venire l’eczema è garanzia di sicuro successo.
Ecco allora il contagio, la consapevolezza che gli assaggiatori sono una risorsa: pareri aperti, disinibiti, attenti, spesso molto attenti. E gratuiti. Su Twitter, una specie di contaminazione ha portato alla ribalta la raffinata esperienza dei F.lli Brunello, distillatori, che hanno chiesto il parere sulle loro folgoranti grappe della linea I Ricordi.
Poi La Maranzana, che ha chiesto al popolo dei blog cosa ne pensa dei loro Barbera. Sempre più sofisticati i panel, sempre più consapevoli del valore aggiunto di queste prove i Produttori.
Ecco Fattorie Fiandino che giocano una carta delicata: l’assaggio cieco di tre tipi di burro. Complicato l’invio dei campioni di burro, ad alto rischio di conservazione. Complesso l’obiettivo, ottenere uno scandaglio di pareri su tre tipi di burro marcati da un solo numero, senza altra notizia che una dettagliatissima scheda organolettica, cui andava dedicato ben più di qualche minuto di compilazione.
Del tutto il cianciare di marketing virale di cui ci si riempie la bocca nei camp, salvo capire come gira il conquibus, questa pare essere una delle risposte più chiare e forti: sondaggi veloci, economici e veridici sui prodotti. Come risultato minimo una bella lista di opininioni poco pelose e “senza rete” .
Per soprammercato, una folla di scribacchini volonterosi che raccontano ai loro dodici amici di quella bella esperienza. E i dodici racconteranno ad altri dodici, che racconteranno a loro volta ad altri dodici. E dodici al cubo comincia già ad essere un bel numero…
[immagine: il Frumage Baladin delle Fattorie Fiandino]