I gourmet si dividono in 2 categorie: quelli che mangiano il Risotto con la Foglia d’Oro di Marchesi e quelli che leggono resoconti di chi ha mangiato il Risotto con la Foglia d’Oro di Marchesi ingozzandosi di cibo spazzatura sul divano. Io appartengo alla seconda. Ma così come “le persone di gusto sanno vestirsi bene anche comprando al mercato” — ©Giorgio Armani — gli scaffali dei supermercati sono ricolmi di delizie sottovalutate, autentiche nella loro sofisticazione alimentare. “Comprato e Mangiato” proverà a dimostrare che sono Troppo Buone per Essere Finte.
Confessione: non sono molto brava a variare la mia dieta di junk food. Ci sono alcune cose a cui sono affezionata e che mangio con una costanza che confina con l’autolesionismo, quindi non è così facile per me fare nuove scoperte. Di recente un lettore fedele* mi ha suggerito il CioccoeRiso Scotti (perché la “e” in corsivo?), ma sulle prime il consiglio mi ha lasciato freddina: in fondo il riso soffiato ricoperto di cioccolato è l’invenzione dell’acqua calda. Ci sono i Nippon, ci sono i Ciocorì, entrambi i prodotti esistono da quando il riso veniva raccolto manualmente tra grandi sofferenze da Silvana Mangano, quindi cui prodest il CioccoeRiso (vede, signor Scotti? Anche io posso mettere un corsivo, quando mi aggrada).
Ma ho sfidato la mia iniziale perplessità e ho acquistato il CioccoeRiso Scotti. Seguono le mie considerazioni:
— Primo: il claim “il piacere del cioccolato, la leggerezza del riso” può indurvi in errore. Il concetto di “leggerezza” non si applica a questo dolce, che ha infatti 487 calorie per 100 gr (dimensione della barretta), e non si applicherà nemmeno a voi una volta che l’avrete terminato. Il diminutivo “barretta”, poi, è particolarmente poco appropriato, propongo “lingotto” o “incudine”.
— Secondo, e ben più importante: il CioccoeRiso Scotti è molto, molto buono. Esemplifico: avevo la ferma intenzione di mangiarne un cubetto (25 gr), seguendo la scrupolosa procedura che utilizzo sempre quando degusto i prodotti candidati a finire in questa rubrica: ovvero mettermi in un ambiente neutro, senza colori forti né odori che possano interferire, e valutare il prodotto sotto il profilo visivo, olfattivo e infine gustativo mangiucchiare supina sul divano, ma è così buono che non sono in grado di fermarmi, e sui miei polpastrelli (che, come vi sarà facile immaginare, sto utilizzando per scrivere) c’è una patina di cioccolato (ora è anche sui tasti). Ci sono chicchi di riso sul mio maglione, negli interstizi del divano, e a un esame più accurato nemmeno la testa del mio cane, incolpevole ai miei piedi, l’ha scampata.
Ad aggravare la situazione – e a confermarmi nell’idea che il potenziale di addiction espresso dal CioccoeRiso Scotti non sia trascurabile – c’è il fatto che è notte. È l’una passata e io sono sveglia a mangiare cioccolato. E ad abusare di corsivi.
A confronto con altri agglomerati riso+cioccolato, il CioccoeRiso Scotti è meno stucchevole, e ha una texture più accattivante grazie al rapporto più favorevole tra cioccolato e riso soffiato. Il riso non è pro forma, ha proprio il sapore delle gallette di riso che – mi dicono – alcuni perversi hanno l’abitudine di sgranocchiare a merenda (anche detta “penitenza di metà pomeriggio”).
Al supermercato la barretta da 100 grammi costa circa 1.50 Euro. Gli ingredienti: cioccolato al latte, riso soffiato, riso estruso. Unica pecca rilevata: la vanillina (AURGH!) nel cioccolato al latte.
*sì, è mia madre. E allora?