Ho voluto capire se Benedetta Parodi avesse meriti che mi urta riconoscere. Per questo l’ho guardata venerdì scorso a Le Invasioni Barbariche, nonostante la mia religione mi proibisca di discutere con chi ha comprato le 800 mila copie (leggenda metropolitana?) di “Cotto e Mangiato”. Non volevo, insomma, parlarvi del fenomeno più federicomoccista visto in tv con la spocchia del gastrofanatico che ha il bollino esclusivo per trattare di cucina. Ho letto i vostri commenti e quelli sul Papero Giallo. Benedetta Parodi non l’hanno sdoganata: pollice verso per quasi tutti. Ma sappiamo come l’elettorato che transita dalle nostre parti sia piuttosto intransigente (non ho detto fondamentalista).
Restano gli 800 mila o quanti cavolo sono.
Capisco il marketing televisivo che spinge e il popolo bue che esegue, ma scoprire perché hanno comprato “Cotto e Mangiato” non credo richieda un così vertiginoso genio.
Pensate ai mediocri che hanno successo in ogni disciplina, e rileggete questo commento illuminante: “La qualità della sua cucina è allo stesso livello della qualità dell’elettorato italiano. Non hanno più voglia di impegnarsi in nulla”.
Cucina | Benedetta Parodi.
Da giornalista Mediaset non brillava certo per le doti professionali, nessun’inchiesta, nessun servizio esemplare: non è la Gabbanelli insomma. Del resto non si è fatta da sola, nel mondo televisivo è entrata come sorella di. Poi le hanno affidato “Cotto e Mangiato”, un successo travolgente in tivù e in libreria. Eppure sembra la copia “in salsa casalinga italiana cioé meno glam-chic, più Scavolini x tutti” di Nigella Lawson, che per le sue ricette usa senza problemi surgelati e prodotti industriali. Solo che Nigella cucina meglio, non so se mi spiego.
Libri | Fabio Volo.
I suoi libri, dichiaratamente, non sono dei capolavori, eppure diventano bestseller. Dicono di lui che è un non scrittore, se è per questo anche un non panettiere, un non cantante, un non presentatore, un non attore, un non dj radiofonico. La critica letteraria ci spiega che vende perché autentico. Fin troppo. Aldo Grasso, critico tv del Corriere, ha detto di lui che qualsiasi cosa faccia “se sent la vanga, la provincia che avanza”.
Televisione | Francesco Facchinetti.
Si definisce “figlio della generazione C, la generazione console, abituata a cambiare schema”. Di schemi ne ha cambiati parecchi, in effetti, dj, cantante, concorrente di reality e infine presentatore di XFactor. Puntualmente soverchiato dalla personalità degli ospiti, lo si ricorda più che altro per le grida e il numero di trasmissioni che gli sono sfuggite di mano. Tuttavia, è considerato uno di successo.
Cinema | Leonardo Pieraccioni/Giovanni Veronesi.
Pieraccioni fa lo stesso film da anni, tanto che, ormai, recensire un suo film è semplice: basta copiaincollare la critica della pellicola precedente, cambiare titolo e interpreti, e il gioco è fatto. Non lo aiuta il compagno di misfatti Giovanni Veronesi, che in compagnia o da solo, replica in stile automa la commedia pseudo-romantica e buonista sempre un po’ più confinante col cinepanettone.
Sport | Mario Balotelli.
E’ un talento puro, d’accordo, ma in nome di quale talento butti a terra la maglia della tua squadra? I tifosi ancora rimasticano gli insulti di un giovane molto pagato eppure strafottente e poco rispettoso (e la maglia del Milan indossata per le telecamere di Striscia la Notizia). Dovrà ancora compiere 20 anni, ma per quante libertà si è preso dovrebbe averne 50.
Politica | Michela Vittoria Brambilla.
Appiattita su posizioni di amore unidirezionale verso il capo, ha gestito il ministero del Turismo, dal logo di Magic Italy alle critiche rivolte al Palio di Siena, con uno sconfinato repertorio di comicità involontaria.
Musica | I cantanti di Amici.
Nonostante le classifiche scalate, le vittorie a Sanremo, i contratti nei teatri, i pezzi dei cantanti di Amici, si chiamino Marco Carta, Alessandra Amoroso o Valerio Scanu, restano insignificanti, successi effimeri di personalità prefabbricate intorno cui si deve costruisce un pesante apparato, perché da sole non reggono lo show.
Con uno scenario del genere ci meravigliamo del successo di Benedetta Parodi?