Dicono con orgoglio i catanesi che Sant’Agata è la terza festa del mondo dopo Siviglia e Lima: 5 giorni e un milione e mezzo di presenze.
Alla lunga e lenta processione, che si protrae dal 4 febbraio sino alla mattina del 6 a Catania, si accompagna uno street food silenzioso e selvaggio. E questa inusuale tradizione si è talmente radicata da formare un tutt’uno con la festa.
Il fatto è che Sant’Agata è la Festa delle Feste, estenuante e lunghissima: bisognerà pur mangiare.
Così si organizzano delle vere tappe per rifocillarsi, passare il tempo, festeggiare, deliziarsi con qualche boccone strettamente legato alla tradizione agatina.
Catania in questi giorni è bellissima. E’ una città che si trasforma in paese: non ci sono auto, non c’è smog, non c’è follia né caos, seppure nella incredibile folla regna una generale calma e tutto è rallentato. Non si scorge più nemmeno la pietra nera che colora solitamente la città e adesso si intravede appena tra le crepe di una processione immensa.
Noi l’abbiamo seguita per segnalarvi le tappe gastronomiche più irrinunciabili o grottesche, spesso provvisorie, con l’avvertenza che alcune si svolgono ad orari proibitivi e necessitano pertanto di una scelta e di una attenta pianificazione.
4 FEBBRAIO
MESSA DELL’AURORA | OLIVETTE DI SANT’AGATA (CAFFE DEL DUOMO)
Ore cinque del mattino.
Con la “Messa dell’Aurora” nella Cattedrale si dà il via alla festa. Sant’Agata sorridente esce dal cancello che la custodisce, il busto sollevato dai portatori verso l’uscita sembra camminare sulla folla.
Conclusa la messa, mentre la processione passa sotto l’antica Porta Uzeda, ci si concede il primo caffè tra il barocco di piazza Duomo.
Potete approfittare del Caffè del Duomo per acquistare le olivette di Sant’Agata, dolce tipico, facile da replicare a casa.
Trattasi di paste verdi a forma di oliva preparate con zucchero e farina di mandorle che ricordano la pasta reale diffusa in tutta l’isola.
Ulteriormente “impanate” nello zucchero, si possono anche ricoprire di cioccolato.
Vuole la leggenda che la vergine Agata durante l’inseguimento che l’avrebbe condotta alla tortura si chinasse per allacciare un sandalo.
Proprio in quel punto nacque un albero di ulivo i cui frutti miracolosi venivano raccolti per essere donati o conservati.
ORE 22:00 – IL GIRO DI VIA PLEBISCITO | CARNE DI CAVALLO
Molte ore dopo, conclusa la prima parte del “giro esterno”, la processione si snoda attraverso via Plebiscito che conduce nella Catania più autentica, la verace dark city regno del fumo nero e della carne di cavallo.
Ci si ferma in una delle tante putìe (le osterie di un tempo) per rifocillarsi con un panino ripieno di carne equina o con la cipollata: cipolletta fresca e pancetta cotte sulla brace.
Le stesse pietanze che debordano dalle decine di bancarelle lungo il percorso: in questo caso dimenticate igiene e tracciabilità della carne, affidatevi alla buona sorte piuttosto.
Nonostante i tentativi di metterla a partito la festa di Sant’Agata è così, prendere o lasciare.
Passata la vara d’argento con le reliquie della Santa, dal peso di diciotto tonnellate, tirata da energumeni che maneggiano cordoni di centocinquanta metri, i locali di via Plebiscito chiudono.
Sbollito l’inferno vivo della processione le bancarelle vengono frettolosamente smontate per essere riproposte poche centinaia di metri più avanti.
Torna la normalità della notte.
ORE 2:00 – FORTINO – BOMBOLONI E CEDRI
La sosta del Fortino, sotto porta Garibaldi, è molto attesa per due ragioni: i fuochi d’artificio e il folclore gastronomico, popolare e molto amato.
Si continua a “rosticciare” e a mettere carne sul fuoco, così com’è facile incontrare carretti colmi di “piretti“, cedri tagliati a fettine disposte in piattini e conditi col sale.
Un cedro – un euro (scartate chi vuole venderveli a due).
Un euro vi assicurano anche cinque bomboloni, caramelle fatte all’antica. Per trovarle cercate tra i carretti quelli che sembrano usciti da un cartone animato.
Chi ha sete può approfittare del viavai di carrelli da supermercato colmi di bibite e bottigliette di acqua. L’offerta (?) recita: 50 centesimi una, un euro due.
ORE 3:00 VIA PLEBISCITO | IRIS DI LANZAFAME
A pochi passi, una delle tappe irrinunciabili: accolti da un gioioso coro di bambini si pregusta l’iris del Bar Lanzafame, che i catanesi ritengono il migliore della città.
Con iris intendiamo il più ghiotto dolce da colazione catanese, fatto con la pasta lievitata del panino al latte ripiena di crema pasticciera o di cioccolato, impanata con uovo sbattuto e mollica, quindi fritta nell’olio.
Lanzafame abbonda con la crema e la consistenza della pasta, di solito troppa spessa, è perfetta. Nella confusione capita di trovare un iris con troppo olio ma alle tre di notte i dolci sono appena sfornati.
ORE 4:30 LA “CALATA DELLA MARINA” | PESCHERIA – CAFFE’ E COLAZIONE
Sotto gli archi della Marina ecco il momento più suggestivo. La folla che spinge si è stemperata, non ci sono più bancarelle a illuminare gli angoli della strada.
Nel buio della notte che nasconde i banchi, senza le grida del mattino, la pescheria di Catania ha un fascino diverso, quasi metafisico.
Mentre sale la saracinesca di un’anonima ma provvidenziale caffetteria, il cordone esegue manovre complicate per consentire alla Santa di girarsi.
Ormai siamo in pochi, a squarciare il composto silenzio dell’alba restano le preghiere dei fedeli, rimate e interminabili.
L’accostamento non sembri irrispettoso ma quando Sant’Agata entra dalla porta Uzeda è il momento della colazione all’Etoile d’Or, che permette di scegliere tra cornetti alla crema o alla nutella, involtini o panzerotti al cioccolato.
5 FEBBRAIO
MINNUZZE DI SANT’AGATA
Durante il pontificale, nel vero giorno della festa, si sale da via Etnea onorando la Santa con l’acquisto delle minuzze di Sant’Agata, cassatelle di ricotta a forma di seni.
Altamente consigliabili quelle della Pasticceria Spinella.
Le minnuzze, materne e maliziose insieme, rotonde e bianche come l’Etna in inverno, sono un tributo al martirio di Agata.
Complicato ipotizzare un dolce simile al di fuori di Catania, e comunque, difficilmente se ne troverebbero di tanto buone. Ad ogni modo, il 5 febbraio tutte le famiglie catanesi chiudono il pranzo con le minnuzze di Sant’Agata.
VIA ETNEA – POMERIGGIO E SERA | TORRONE E ARANCINO
Dal dolce più morbido al più duro, il torrone.
Via Etnea delle 18.00 è la vera attrazione della festa: la passeggiata per mostrare la Santa ai bimbi, per incontrare gli amici e raccontarsi la notte precedente.
Dal fumo nero della carne di cavallo siamo passati al profumo penetrante del torrone che adesso è tutt’intorno.
Nelle bancarelle di fronte a villa Bellini si può assistere alla lunga e spettacolare preparazione: l’impasto viene girato e rigirato con un grande coltello finché non si ottiene la forma desiderata, pronta per essere indurita.
Finalmente è il momento di mangiarlo.
E finalmente siamo all’arancino di Savia, capolavoro autentico della gastronomia etnea: insuperabile la versione al sugo. Attenzione, sugo, e non ragù, perché all’interno troverete carne a pezzettoni.
Una meraviglia anche gli arancini al burro alternato con la besciamella.
Tuttavia l’arancino che regala più soddisfazioni (e che trovate solo da Savia) è quello alla catanese: ricetta alternativa e sontuosa con emmenthal e melanzane.
Senza farsi distrarre dai fuochi del Borgo, da villa Bellini la processione percorre poche centinaia di metri per arrivare in piazza Borgo.
Dire che lo fa lentamente è un eufemismo, tra calca, ceri da accendere e soste continue si possono impiegare anche sei ore.
E così i più temprati arrivano alle 6 del mattino per non perderete i fuochi d’artificio, e godersi i momenti più belli della festa.
Vale a dire la suggestiva “acchianata” di San Giuliano, il canto ristoratore delle clarisse, infine il ritorno nella Cattedrale con l’ingresso, l’organizzazione, la posa del cordone, le grida di invocazione, i fazzoletti bianchi che sventolano per ringraziare e salutare.
C’è giusto il tempo per un ultimo caffè e per gustare le bombe fritte con prosciutto e mozzarella da Prestipino, a pochi passi dal Duomo.
Qui finisce la festa e ricomincia il percorso dei catanesi che rientrano a casa, e che saranno ancora presenti per la processione dell’anno dopo (magari con il volo aereo già prenotato).
Compreso il ricco e calorico percorso gastronomico a base di street food.
[CREDIT – Foto Orazio Esposito]