Vita da cani. Quante volte abbiamo esclamato queste parole, paragonando le nostre traversie a esistenze animali non esattamente serene e felici? Ma per fortuna non sempre è così. O perlomeno non così è per tutti.
Non almeno per quei “fortunati” animali destinati a finire nel nostro piatto e a diventare cibi esclusivi per palati raffinati, così come riportato da Bloomberg.
Parliamo infatti di animali destinati a condurre una vita più che agiata, coccolati, accarezzati, nutriti con cibi esclusivi e a volte pure allietati dal suono della musica, ovviamente classica.
Il tutto, certo, non per smisurato amore dell’animale in sé, ma per più biechi fini culinari o edonistici: più felice infatti sarà l’esistenza dell’animale, migliori risulteranno le sue carni, e più felici saremo noi che le gusteremo. Tutto qui.
Ciononostante, vale la pena di dare un’occhiata a come vivono alcuni di questi animali prima di finire nel nostro piatto, ricavandone la conclusione che in alcuni casi, forse, conducono un’esistenza migliore della nostra.
Manzo Matsuzaka | Giappone
In Giappone, le carni bovine sono valutate in base a una scala di “marmorizzazione”, vale a dire di striatura del grasso, da 1 a 12. Più alto è il punteggio, maggiori sono gli strati di grasso, considerati un parametro di bontà.
E se il rinomato manzo di Kobe ha un punteggio medio di 6, il manzo Matsuzaka fa segnare un punteggio medio che si aggira tra il 10 e il 12, facendone la miglior carne del Paese.
Le mucche Matsuzaka sono tenute in uno stato verginale fino al loro viaggio finale, cosa che, secondo i contadini giapponesi influisce positivamente sul sapore della carne. Inoltre, ai manzi Matsuzaka viene anche offerta della birra, per stimolare l’appetito, vengono massaggiati regolarmente con una spazzola rigida per distribuire uniformemente il grasso e sono coccolati per tutti i tre anni della loro vita, più lunga rispetto agli altri bovini da carne.
Il risultato di questi trattamenti è una carne ampiamente striata di sottili venature di grasso, disposte in modo così armonico da ricordare quasi un’opera d’arte, e che si scioglie letteralmente in bocca.
Fortunati coloro che avranno la fortuna di riuscire ad assaggiarne un morso, anche considerato il prezzo non certamente economico: un chilo di carne costa infatti 440 dollari al chilo, circa 395 euro.
Agnelli di Sisteron | Provenza (Francia)
Arrivano dalla verde Provenza le pecore più felici del mondo, dove sono presenti da migliaia di anni. Gli agnelli di queste pecore IGP sono allevati secondo gli antichi metodi, liberi di scorazzare e di cibarsi di erbe selvatiche come timo e rosmarino.
Solo gli agnelli di tre razze di pecore (Mérinos d’Arles, Prealpi del Sud, e Mourérous) possono rientrare nel prestigioso marchio “agnelli di Sisteron”, e sono nutriti soltanto con latte materno per almeno due mesi sul totale della loro breve vita, che va dai tre ai sei mesi; nessuno di loro assaggerà mai del foraggio.
Ogni capo viene poi venduto con la dicitura “cresciuto a Sisteron”, con tanto di codice a barre che indica l’azienda agricola di provenienza. Gli abitanti del posto sostengono che gustando la carne di questi agnelli –tenera, dolce e di un colore rosa tenue– si possano riconoscere distintamente gli aromi delle erbe di cui si sono cibati.
Poulet rouge | Francia – Stati Uniti
Gli allevatori francesi che aderiscono al programma di Label Rouge, creato nel 1960 in Francia e sponsorizzato dal governo francese, seguono da decenni norme severe per preservare la qualità del patrimonio rappresentato da questi speciali volatili.
Negli Stati Uniti, l’allevatore più conosciuto è Poulet Rouge Fermier du Piedmont, in Nord Carolina, dove i polli, che costano dai 15 ai 20 dollari l’uno, sono allevati per quasi il doppio del tempo necessario a un pollo ordinario.
Alimentati soltanto con grano, sono liberi di razzolare sia all’aria aperta sia al chiuso. Inoltre, ai fortunati pennuti vengono forniti luccicanti giocattoli per passare il tempo, e molto spesso si rilassano ascoltando musica classica.
Jamón Ibérico de Bellota | Spagna
Ma chi conduce la vita più felice è certamente il maiale. Iberico, naturalmente. Il Jamón Ibérico de Bellota, conduce un’esistenza quasi lussuosa prima del suo “sacrificio”, così come viene chiamato dagli allevatori locali, ed è di sicuro è uno dei suini più curati in Spagna.
I maiali sono liberi di correre nelle grandi fattorie di circa 1000 o 2000 acri, parzialmente adibiti a foresta, per quasi due anni (più del doppio dei capi delle razze più comuni e commerciali) finché non raggiungono il peso di circa 165 chili.
La loro alimentazione è fatta da graminacee, erbe e soprattutto da ghiande (bellota), il loro cibo preferito, ricche in acido oleico che conferisce alla carne un deciso aroma di nocciola e di oliva.
Il governo spagnolo controlla rigorosamente tutti gli aspetti della produzione e prevede anche un sistema di valutazione dei capi: il grado più alto è il “jamon iberico de bellota”, che indica come il capo abbia raggiunto almeno un terzo del suo peso soltanto grazie a ghiande e erba, di cui ha potuto saziarsi a piacimento durante i tre anni di vita.
Il prezzo è di circa 220 dollari al chilo. Un prezzo di lusso, in linea con l’esistenza del fortunato Jamón.